Identità di pasta 2022: e se la pasta che cucinano gli altri fosse più buona?

20.04.2022

"Come tutte le predecenti, la tredicesima edizione di Identità di Pasta celebrerà la pasta ma, a differenza di tutte le altre edizioni in cui decine di cuochi di altissimo livello si sono cimentati nell’interpretazione della pasta all’italiana, quest’anno ho proposto a Paolo Marchi qualcosa di diverso": così inizia l'intervista al nostro CEO Riccardo Felicetti sul sito di Identità Golose.

"Vi porto con me nel breve ragionamento a monte di quanto vedremo sabato 23 aprile, in Sala Blu 1. È vero, siamo i maggiori produttori di pasta secca al mondo; la cottura italiana, il concetto di al-dente si divulgano per il mondo e i nostri formati sono presenti in tutte le cucine e in tutti gli scaffali del pianeta. Però non ci possiamo permettere l’arroganza di affermare che la nostra via di mangiare il risultato dell’impasto di grano e acqua sia l’unico accettabile per diritto divino. Perché dovremmo essere noi il popolo eletto, quello che ha avuto l’illuminazione per poter raggiungere l’eccellenza pastifera, davvero noi solo noi, anzi SOLO alcuni di noi?"

Ebbene, credo che per poter valutare al meglio quello che orgogliosamente divulghiamo da decenni, dovremmo prenderci una pausa dal gastro-nazionalismo imperante e tuffarci un po’ nella piscina dell’umiltà, assaggiando quello che il restante 99,3% dell’umanità intende per noodle, nudel, pàte, massa, soba, udon, fideos e chissà ancora quanti nomi ha in giro per il pianeta Terra la forma scelta per questo impasto di cereali e acqua.

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